ECOLOGIA SOCIALE

27 – 28 – 29 APRILE 2018

Ex Ospedale S. Giacomo – Ex Camera del Lavoro di Carrara

ECOLOGIA SOCIALE 1988-2018 battaglie ambientali nel territorio apuano

L’idea di partenza è quella di proporre i materiali conservati presso il nostro archivio che hanno come filo conduttore la lotta per la salute pubblica e la chiusura della fabbrica Montedison. Per mantenere una memoria attiva e vigile, ragionare sullo stato attuale della bonifica e aprire un dibattito sulle problematiche legate alla velocità e alla modalità di escavazione selvaggia delle montagne; la trasformazione in distretto minerario avvenuta negli ultimi trent’anni del nostro territorio.

«Quando la natura può essere concepita o come uno spietato mercato competitivo, o come creativa e feconda comunità biotica, ci si aprono davanti due correnti di pensiero e di sensibilità radicalmente divergenti, con prospettive e concezioni contrastanti del futuro dell’umanità. Una porta ad un risultato finale totalitario e antinaturalistico: una società centralizzata, statica, tecnocratica, corporativa e repressiva. L’altra, ad un’alba sociale, libertaria ed ecologica, decentralizzata, senza Stato, collettiva ed emancipativa.»

Murray Bookchin, ecologista anarchico.

LA MOSTRA

Farmoplant Montedison: 1988 – 2018 trenta anni dallo scoppio del serbatoio di Rogor, ripercussioni sociali e inquinamento dell’area della z.i.a.

A quasi trent’anni dalla chiusura dei battenti del famigerato impianto industriale, produttore di pesticidi e inceneritore di rifiuti tossici provenienti da ogni angolo del paese, situato nella Zona Industriale Apuana, vogliamo raccontare le vicende che hanno segnato quelle lotte e le vite di moltissimi cittadini, cercando di trarne spunto per una riflessione sul presente.

Tutto era potenzialmente pericoloso in quel frangente, soprattutto all’indomani del fatidico 17 Luglio 1988. Aria, acqua, terra e cibo, la paura delle ripercussioni sulla salute era costante e andava a cozzare con la falsa informazione che arrivava da diversi fronti. Oggi sappiamo che l’aumento di rischio di malattie tumorali paventata da Medicina Democratica nei suoi dossier è reale ed è un fattore che indica quanto le nostre vite siano, oggi come allora, appese alla passività delle istituzioni che nel corso degli anni hanno sorvolato sull’argomento della bonifica o addirittura osteggiato alcuni tentativi di ricerca della verità sulle analisi chimiche. La bonifica di alcune aree a tutt’oggi ancora non sussiste.

L’acqua del canale Lavello, quella delle falde acquifere, dei pozzi nella zona litoranea nelle vicinanze degli stabilimenti industriali e quella del mare è stata inquinata nel corso degli anni anche precedenti allo scoppio del 1988, da forti quantitativi di metalli pesanti, solventi e altri materiali tossici contenuti in fusti che arrivavano via mare presso il porto di Marina di Carrara, su rotaia presso la stazione della Zona Industriale e su gomma da chissà quali altri stabilimenti chimici di vario tipo. Nel migliore dei casi quei bidoni stazionavano nei depositi per un periodo variabile e poi andavano incontro ad incenerimento e dunque la consistente massa di fattori inquinanti si scaricava in atmosfera in un fumo denso nerastro, dando all’aria quel caratteristico odore dolciastro di diossina che ci ha accompagnato per tanti anni, e che quando il vento di ponente dava spinta si andava a spandere lentamente su tutta la provincia e zone limitrofe sino alle vette apuane. Una pagina dura, per certi versi dolorosa, triste ma che fa parte certamente del nostro recente passato.

I MANIFESTI

Manifesti, ciclostilati, periodici e quotidiani, dossier, documenti

Andando ad analizzare la collezione presente nel nostro archivio e catalogata già sin dal 2001, di circa 700 unità appartenente al fondo Goliardo Fiaschi, ci siamo resi conto che circa una settantina di manifesti, sono stati prodotti a cavallo tra anni ’80 e ’90 dal movimento scaturito dalle proteste dell’Assemblea Permanente dei Cittadini di Massa e Carrara. Altri riguardano argomenti correlati, ovvero non riguardano prettamente l’episodio Montedison/Farmoplant della zona apuana ma hanno comunque a che fare con quella lotta; altre realtà lontane o vicine come Seveso (ICMESA), Cengio in Val Bormida (ACNA), Bhopal (Union Carbide India Limited) e Černobyl’.

Circa una ventina sono invece i più significativi e sono frutto di elaborazioni grafiche di notevole rilevanza. In alcuni casi i motti, i giochi di parole, i contrasti di colore, le sfumature e gli spunti iconografici sono stati usati per attrarre di volta in volta l’attenzione su un particolare avvenimento o argomento centrale, cercando di non far deviare l’attenzione pubblica dall’urgenza ambientale, in tempi in cui le notizie venivano abilmente filtrate anche da alcuni media ufficiali asserviti alle logiche degli industriali.

CONFERENZE E DIBATTITI

Incontri sul tema delle lotte sociali passate e future

Durante l’esposizione si alterneranno dibattiti, racconti di testimoni diretti e esperti perché è opportuno, a trent’anni dallo scoppio avvenuto all’interno della fabbrica, parlarne ancora, mettendo in relazione eventi e concetti che possono apparentemente sembrare lontani ma che sono in realtà ben collegati.

Il WORKSHOP

La serigrafia DIY

In contemporanea all’esposizione e secondo la modalità di autoproduzione molto vicina al pensare/agire libertario, proponiamo il workshop di serigrafia ‘do it yourself’, dove i partecipanti andranno ad analizzare i contenuti grafici e le tecniche artigianali dei manifesti d’epoca esposti e realizzeranno con telai e spatole nuovi manifesti!

CONTRIBUTI VIDEO E FOTOGRAFIE

Riproponiamo in questi giorni alcuni lavori che analizzano quel periodo attraverso interviste, studi mirati e raccolte di dati scientifici che sono state realizzate nel corso degli anni recenti come ad esempio il documentario ‘Quando La Zia Fumava’, o alcune video-interviste ad ex dipendenti, abitanti e attori delle lotte. Abbiamo coinvolto gli autori per riflettere sulla possibilità di cercare un terreno comune e affrontare assieme un ragionamento sulla situazione attuale e su ciò che sarà nel breve periodo.

Saranno inoltre proiettati video sull’escavazione selvaggia delle montagne, tra cui ‘Aut Out.’

STUDIO TEATRALE

Marbleland

Un affresco di voci diverse, quante sono le professioni e le figure del mondo delle cave di Carrara di ieri e di oggi. Testimonianze di cavatori, imprenditori, scultori, artigiani, camionisti, ambientalisti e persone che il mondo del marmo lo vivono da sempre e lo respirano.

Il marmo bianco, l’unica materia prima esportata dall’Italia. Le scaglie, il bluff della valorizzazione del rifiuto e la storia di una città che potrebbe avere le strade lastricate d’oro e invece è uno dei comuni più indebitati d’Italia: un’economia da terzo mondo nel centro/nord del Belpaese. Un monologo appassionato, sferzante e ironico che racconta la storia di quello che è stato definito “il disastro ambientale più grande d’Europa”.

LE PERSONE

I protagonisti delle lotte per la salute

“Grazie” è la risposta che molti dei nostri relatori e autori di questa mostra hanno dato ai messaggi che in questo periodo stiamo inviando. Lo stiamo facendo per noi e per tutti quelli che hanno vissuto e vivono a tutt’oggi nella zona. Questa mostra scaturisce anche dall’intenzione di guardare con nuovi occhi alcuni frammenti di storia recente che per molti versi ancora passata non è, cercando di dare maggior senso agli avvenimenti, al nostro quotidiano.

La socialità è la tematica che ci appare come un fattore consistente nelle immagini del tempo, sulle rughe dei volti, nelle espressioni concise e determinate dei manifestanti, degli intervistati, delle madri dell’Assemblea Permanente per la salute dei cittadini, dei lavoratori che presidiarono gli ingressi della fabbrica per impedire che nuovi convogli entrassero all’interno. Possiamo solo immaginare quali inquietudini potevano annidarsi in loro all’indomani dell’azione che stavano intraprendendo; una querela? Una manganellata? Un figlio o un parente affetto da una malformazione o una malattia incurabile? Un licenziamento? A volte più semplicemente il pagamento di una quella cambiale che andava pagata col misero stipendio che volente o nolente era l’unica fonte di sussistenza per la famiglia.

Questa mostra è dedicata anche a quelle persone che hanno lottato con presidi, manifestazioni, picchetti, azioni di vario tipo e si sono impegnate con dignità affinché quello stabilimento fosse chiuso o riconvertito attraverso un referendum popolare, mettendo da parte di volta in volta le differenze che potevano scaturire anche da dibattiti politici. Molti sono gli assenti ma tante persone si riconoscono ancora in quelle foto, in quei filmati e ci farà piacere se qualcuno vorrà contribuire a riscoperne nuovi e a dare loro un nome.

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